Canepina dice addio a Momo Pesciaroli, anima del Gruppo Spontaneo.
L’aveva combattuta col sorriso intelligente che sempre ti donava a ogni incontro, con quello sguardo curioso sul mondo grazie al quale era diventato un uomo e un artista poliedrico: scultore, pittore e autore di tutte le commedie del Gruppo spontaneo canepinese, che hanno dato prima dignità e poi lustro a uno tra i dialetti più genuini della Tuscia. Alla fine ha vinto lei ma, dopo la battaglia contro la malattia, di Momo resta molto. Morendo lascia, non solo alla famiglia ma a un’intera comunità, un patrimonio che vivrà a lungo dopo di lui.
Girolamo “Momo” Pesciaroli se ne è andato a 67 anni, li aveva compiuti lo scorso aprile. Era nato il giorno del Natale di Roma, se ne va poco dopo quello cristiano, la solennità religiosa oggetto di una sua intensa poesia, in un ultimo gesto di vicinanza condivisa nei giorni scorsi sui social network da tanti canepinesi. Anzi, da tanti anche non canepinesi. Il Gruppo spontaneo da tempo non era più solo un fenomeno locale, riuscendosi ad affermare come una delle realtà di teatro dialettale più vivaci del Viterbese. Solo lo scorso 16 novembre la compagnia, per ricordarne una, aveva fatto registrare il solito tutto esaurito, stavolta al teatro Caffeina di Viterbo. E del Gruppo spontaneo Momo era l’anima, più degli istrionici attori che si avvicendano sul palco: autore di tutti i testi (tranne la prima opera, che è collegiale), regista, suggeritore e per quindici anni attore lui stesso. Sette le commedie scritte in oltre trentacinque anni di attività, tre delle quali premiate con il “Phersu d’argento”, il concorso per le compagnie teatrali viterbesi. Un’altra è pronta, ha voluto completarla a tutti i costi.
A lungo protagonista della vita culturale dei Cimini, è riduttivo però considerare Momo solo un intellettuale locale. Oltre che con le numerose rappresentazioni (anche fuori del Lazio), Momo si era fatto conoscere pure per sue sculture, apprezzate tra gli altri da Alessio Paternesi e Dori Ghezzi, alla quale nel maggio del 2003 donò una terracotta raffigurante Fabrizio De André, grande passione di Momo. C’è una battuta contenuta all’interno delle sue commedie che descrive l’impotenza di fronte a tante cose della vita, quindi anche della morte: “So arivato, me so trovato e cose fatte senza possibilità de fa’ più quelle (niente)”. La vita non è una piece teatrale e spesso, come nel caso della malattia, ti mette di fronte a strade già segnate, appunto senza possibilità di fare “quelle”. Anche nel caso di Momo è stato così, ma di una cosa possono essere certi i familiari, soprattutto la moglie Maria Luisa e i figli Alessio e Chiara: sarà ricordato molto molto a lungo, non solo a Canepina. I funerali si svolgeranno domani (lunedì 31) alle 14,30 nella chiesa Collegiata di Canepina.
Francesco Corsi