COMMEDIE E COMMEDIANTI
PRIMO VOLUME
SEI TESTI IN DIALETTO CANEPINESE
Canepina – 1996
Nella trascrizione abbiamo voluto render conto dei principali fenomeni linguistici del canepinese, per consentire la lettura e la comprensione delle commedie a un pubblico non autoctono e a studiosi dei dialetti, evitando, tuttavia, tecnicismi che avrebbero impedito l’immediata fruizione dei testi.
Per la trascrizione della prima commedia, Se ppe’ ccambà’ tòcche morì, ci siamo avvalsi della lettura interpretativa del copione eseguita da un parlante dialettale. Per gli altri testi la trascrizione è stata realizzata sulla base di registrazioni magnetofoniche (cassetta o videocassetta) delle rappresentazioni tenute dalla Compagnia.
Principali fenomeni fonetici presi in esame e risoluzioni grafiche adottate:
E’ regolare lo scadimento della liquida palatale ad J per cui all’italiano voglio corrisponde il canepinese vòjo.
Lo jod indica anche l’esito semiconsonantico di B+vocale palatale, D+vocale palatale e di J latine (ajo, òje,dejuno).
L’articolazione di B è sempre geminata (come nell’italiano sabbia) quando la consonante si trova all’inizio della frase, in posizione intervocalica oppure precede una R o una L (es. tabbellina, libbro). Lo stesso fenomeno si ha con la affricata palatale sonora (la g di agile che verrà, quindi, articolata come aggile).
Abbiamo preferito non caratterizzare graficamente la particolare realizzazione fricativa della affricata palatale sorda (la C di luce e dici), per non appesantire la trascrizione. Comunque, per una corretta lettura, si deve tener presente che nella zona questa consonante, quando è intervocalica e scempia, viene articolata come fricativa sorda palatale, approssimativamente una sc(i) – sc(e).
L’affricata dentale sorda (la Z di zappa) è stata differenziata graficamente da quella sonora (la Z di zaino), scrivendo quest’ultima in corsivo. La sibilante S preceduta da consonante nasale (N) oppure dall’articolo maschile singolare o plurale (È) si trasforma regolarmente in affricata dentale sonora. Quindi si avrà pènzo, nun zò‘ , e’ zignòre, al posto di penso, non sono , il signore.
Quando la S è preceduta da L l’affricazione è accompagnata da assimilazione regressiva (fazza per falsa), analogamente si comporta il nesso – LZ – (cazza per calza). Per S preceduta dalla vibrante R l’esito sonoro non è costante (curza, discòrzi).
La D cade quando è intervocalico (còa, rie’) o si trova all’inizio di parola (èto, isto), in quest’ultimo caso non abbiamo usato l’apostrofo).
La trascrizione riporta i casi di raddoppiamento fonosintattico con i complessi sistemi di lenizione e di restituzione consonantica che esso comporta (sò’ vvòcchi, che mmagnarèmo, e’ vvornèllo, dò’ bbòcchi). Fanno eccezione i termini che iniziano per Z, perché, analogamente a quanto succede nell’italiano standard, l’affricata dentale sorda e sonora Z è sempre articolata come geminata.
Abbiamo preferito segnalare il grado di apertura di E e O toniche con l’accento acuto grave (guardéte, munèlla, gnòve, dòppo). Sono accentati i termini proparossitoni (andòrtono, làssano) e tutti quelli che potrebbero risultare di difficile lettura (callarào, arìa).
Sono apostrofate le parole che hanno subito troncamento, elisione o aferesi (lavorà , piagnà, nvéce quant’è). La particella pronominale atona ci anteposta al verbo avere é graficamente rappresentata con CI- (ci-ajo,ci hanno).
Nella trascrizione alcuni termini omofoni non sono stati differenziati da segni diacritici, tra questi ajo (ho e aglio), va’ (guarda e vai), e (preposizione di e congiunzione e), sa (III sing. pres. ind. di sapere e su).
Facciamo presente, infine, che fenomeni di assimilazione e di lenizione consonantica all’interno di parola e in fonosintassi nel dialetto canepinese non sono costanti per cui nei testi possono essere compresenti forme diverse. Si ha quindi : cantà’ e candà’ (cantare), nun te e nun de (non ti), un bò’ e un pò’ (un pò), uno fa’ e nun va‘ (non fare). Per il nesso –LT– si hanno tre esiti differenti: ùddimo, ùtimo, ùrtimo. Incostante è anche l’esito della liquida palatale: fijo e fìo (figlio), pijo e pìo (piglio)
Laura Galli
Finito di stampare con i tipi dello stabilimento Tipolitografico Agnesotti s.a.s. – Viterbo nel mese di maggio 1996
Il Gruppo Spontaneo Canepinese ringrazia per il contributo ricevuto, necessario alla realizzazione di questo libro:
AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI CANEPINA – COMUNITA’ MONTANA
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI VITERBO
Copyright: Gruppo Spontaneo Canepinese – Canepina (VT) Copie stampate 2000
COMMEDIE E COMMEDIANTI II
SECONDO VOLUME
Tre testi in dialetto canepinese
Canepina – 2017
Trentasei anni di vita sono pochi per il gruppo nato spontaneamente con l’unico scopo di valorizzare la propria cultura attraverso il teatro. In questo lungo tempo abbiamo vissuto tutti gli entusiasmi e le emozioni che un’avventura di questo tipo può dare, ma anche tutte le difficoltà che si sono presentate sul nostro cammino. A ripensarci, sembra quasi un miracolo, essere riusciti a sopravvivere, nonostante tutti i problemi che abbiamo dovuto risolvere, a cominciare dal reperimento dei locali dove riunirci per allestire gli spettacoli. Questi luoghi sono cambiati continuamente; alcuni sono stati resi visibili grazie alla fatica e all’impegno del gruppo.
Inizialmente, anche la convivenza tra i vari membri non è stata sempre agevole, ma con il passare del tempo siamo riusciti a migliorare i rapporti interpersonali e a conquistare uno spirito di gruppo grazie al quale abbiamo superato e i problemi che inevitabilmente sono presenti in ogni contesto umano, fino a far nascere vera e propria amicizia tra tutti noi.
In questo lasso di tempo il nostro gruppo è sempre stato aperto alla partecipazione di chiunque avesse voluto condividere l’esperienza; per questo si sono avvicendate persone delle età più varie, ricoprendo ruoli diversi. Alcune di loro, recitando, hanno rivelato una capacità interpretativa insospettabile, che nel corso degli anni è andata affinandosi. In molti hanno condiviso il nostro percorso per periodi più o meno lunghi, dando, comunque, un contributo prezioso alla continuità di questa magica esperienza. Ma ciò che ha permesso il suo proseguimento è stata la presenza ininterrotta di un nucleo di persone che, dalla fondazione, con la loro perseveranza, sarebbe meglio dire ostinazione, e soprattutto con il loro amore per il teatro, sono riuscite a non arrendersi di fronte agli innumerevoli ostacoli incontrati.
La pubblicazione di due nuovi testi ” Finghè cc’è vvita……..cc’è speranza” e “Tutti e nnòi arrivono te bettinò” a cui si aggiunge “Quello che se semende s’areccòjje”, testo già pubblicato, ma che ho ampiamente rivisitato, è un’altra importante tappa del nostro cammino.
Per quanto riguarda la stesura delle nove commedie, come sempre è stata caratterizzata da un impegno lungo e laborioso, durante il quale l’idea iniziale si è man mano concretizzata in scene, dialoghi,personaggi. Questi ultimi li ho letteralmente cuciti addosso agli attori che li avrebbero interpretati. La struttura delle commedie è rimasta quella utilizzata in precedenza: tra atti intermezzati dai brani musicali di Pino Palzzolo, mentre le vicende e l’ambientazione sono andate progressivamente spostandosi fino ai nostri giorni. In esse ho registrato le trasformazioni che la nostra collettività ha subito nel tempo, determinate da un “progresso” inarrestabile che purtroppo ci sta omologando. Vi ho inserito alcune problematiche che la nostra complessa società è costretta ad affrontare, cercando, inoltre, di scavare nella condizione umana, utilizzando il teatro come mezzo di coscienza critica, per mettere a nudo le nostra debolezze, i nostri difetti e i nostri vizi, usando l’ironia per esorcizzarli. Ma, allo stesso tempo, ho fatto emergere quella saggezza popolare costruita da semplicità e buonsenso, che permettono di risolvere al meglio anche la situazioni più scabrose e dificili.
Nell’elaborazione dei testi ho utilizzato gli elementi che caratterizzano la nostra comunità, primo fra tutti il nostro dialetto,che nel viterbese viene da sempre, pregiudizialmente considerato “brutto, greve,rude” con la sua fonetica che sonorizza molte consonanti, con il suo lessico così diverso dalle parlate del resto del territorio. Con la sua peculiarità, e il tratto distintivo più significativo della nostra collettività, ed è un potente marchio d’identità e di appartenenza, in esso c’è tutta l’anima della nostra gente. Usato teatralmente, diventa l’ingrediente imprescindibile di una comicità autentica, schietta, originale, che coinvolge lo spettatore in modo irresistibile, determinando una sorta di meritato riscatto, che ci rende decisamente orgogliosi.
Non ho però trascurato gli aspetti antropologici, come le nostre usanze, il nostro modo di reagire agli eventi dell’umana esistenza, il nostro modo di vivere sentimenti ed emozioni, per rintracciare i caratteri tipici della “canepinesità”, che pervadono personaggi, ambienti e situazioni in cui la vicenda teatrale si svolge, risultando testimonianza preziosa di ciò che siamo. Perché questo potesse concretizzarsi, fondamentale è stata la magistrale interpretazione degli attori, che, da canepinesi veraci, sono sempre riusciti a rendere la finzione credibile, trasportando il pubblico in un contesto realistico, grazie anche all’uso di una scenografia (senza quinte) tecnicamente detta “praticabile”, cioè che riproduce un ambiente reale, il cui allestimento è fatto con oggetti d’epoca.
In questi trentasei anni abbiamo portato i nostri spettacoli nel capoluogo, nei centri della nostra provincia, ma anche al di fuori, diventando, di fatto, “ambasciatori” della nostra comunità, ottenendo, altresì, lusinghieri apprezzamenti e larghi consensi in ogni rappresentazione. Il Gruppo è stato insignito di diversi riconoscimenti, tra cui i due Phersu d’argento e due primi premi al festival ” Deadro a Vallerano”.Quest’anno inoltre ha partecipato alla rassegna teatrale, organizzata dal Comune di Vetralla, con la commedia “E bbasso più llungo da zzamba”, aggiudicandosi due importanti primi premi: “migliore spettacolo” e “migliore attore protagonista”, assegnato ad Antonio Foglietta. Ha interagito con tutti gli enti e le associazioni presenti sul territorio, ha partecipato e organizzato eventi teatrali con finnalità filantropiche, per sostenere economicamente le popolazioni colpite da calamità naturali, le associazioni onlus o privati cittadini in difficoltà per problemi di salute. Ha inoltre svolto e, continua a svolgere, un ruolo importante anche nel turismo sociale ospitando, quanti fossero interessati, nella tradizionale gita di fine stagione, caratterizzata, durante il viaggio, da un continuo show da parte dei componenti del gruppo.
Questa seconda pubblicazione è dedicata a tutti coloro che hanno fatto parte del GSC e a quanti, come noi, sono impegnati nella crescita culturale e sociale della nostra comunità.
Girolamo (Momo) Pesciaroli
Il G.S.C. ringrazia per il contributo ricevuto, che ha permesso la realizzazione di questo libro:
BANCA DI VITERBO Credito Cooperativo, PARROCCHIA SANTA MARIA ASSUNTA (Canepina), PANUNZI CESARE s.r.l MARRONI E CASTAGNE DEI MONTI CIMINI, TIGRE AMICO, Supermercato Santini, MORETTI FRUTTA s.r.l., PIANGOLI LEGNO, Ce.I.S. – Centro di Solidarietà “S. Crispino” Viterbo, National Frutta s.r.l. prodotti ortofrutticoli, FMF, ASSOCIAZIONE COMITATO FESTEGGIAMENTI SANTA CORONA 2016-2017, ASSOCIAZIONE COMITATO FESTEGGIAMENTI SANTA CORONA 2017-2018